Fondazione Irene Ets
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Il 28 ottobre 2024, il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha emesso un’ordinanza di grande rilevanza, annullando la bocciatura di una studentessa liceale con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Questa decisione rappresenta un importante passo avanti nella tutela del diritto allo studio per gli studenti con DSA, sottolineando l’importanza di una corretta applicazione del Piano Didattico Personalizzato (PDP). Questo caso non solo ribadisce l’importanza dei diritti degli studenti con DSA, ma sottolinea anche quanto sia cruciale la formazione e la sensibilizzazione del personale scolastico. L’inclusione deve essere una realtà e non una semplice formalità burocratica, e il rispetto del PDP è una componente fondamentale di questo processo.
La studentessa, che non era stata ammessa alla classe successiva a causa di insufficienze in sei materie, ha contestato la decisione della scuola portando il caso davanti al TAR. La famiglia ha sollevato una questione fondamentale: la mancata applicazione del PDP da parte dell’istituto scolastico. Il PDP è un documento strategico per gli studenti con DSA, poiché contiene indicazioni didattiche personalizzate che mirano a favorire il loro percorso di apprendimento, adattando le verifiche e le prove alle esigenze specifiche del singolo alunno. La personalizzazione del percorso formativo è fondamentale per assicurare che gli studenti con DSA possano sviluppare le loro capacità al massimo, garantendo che nessun ostacolo diventi insormontabile a causa di una mancata attenzione alle loro esigenze.
Il caso specifico è emblematico perché mostra come, nonostante l’esistenza di normative e regolamenti specifici a tutela degli studenti con difficoltà di apprendimento, la loro corretta applicazione dipenda in larga misura dall’impegno e dalla preparazione del personale scolastico. La famiglia della studentessa ha evidenziato che, sebbene il PDP fosse stato redatto, esso non era stato applicato nella pratica quotidiana, lasciando la ragazza priva del supporto necessario per affrontare al meglio il proprio percorso scolastico. Questo ha avuto un impatto negativo sulle sue prestazioni, portandola a ricevere insufficienze in numerose materie.
Il PDP dovrebbe rappresentare un faro per gli insegnanti, una guida che consente loro di adattare metodi, strumenti e tempi di apprendimento alle esigenze dell’alunno, e non un semplice documento da redigere e archiviare. L’inefficacia dell’attuazione del PDP non solo viola il diritto allo studio dell’alunno, ma compromette anche la sua autostima e la sua motivazione, due elementi fondamentali per una crescita serena e consapevole.
Il TAR ha accolto il ricorso della famiglia, evidenziando che la scuola non aveva effettivamente attuato il PDP come previsto dalle normative. In particolare, il Tribunale ha osservato che, in molte situazioni, i docenti si erano limitati semplicemente a ridurre la quantità di lavoro richiesto nelle verifiche, senza però effettuare una reale personalizzazione delle prove per supportare efficacemente l’alunna. La riduzione quantitativa delle richieste, infatti, non equivale a una vera inclusione didattica, poiché non tiene conto delle esigenze individuali legate al tipo di disturbo di apprendimento.
La decisione del TAR ha messo in luce l’importanza di adattare non solo il volume, ma soprattutto la qualità delle prove di verifica. Personalizzare significa tener conto delle specificità cognitive dello studente, della modalità migliore per consentirgli di esprimere il proprio potenziale, che può differire notevolmente da quelle degli altri studenti. Per esempio, fornire tempi aggiuntivi per una prova scritta può essere utile, ma potrebbe non bastare se non sono previsti anche strumenti compensativi o modalità alternative di verifica delle competenze.
Di conseguenza, il TAR ha stabilito l’annullamento della bocciatura, ordinando l’ammissione della studentessa alla classe successiva. Questa sentenza è significativa poiché afferma l’importanza di una reale applicazione dei principi previsti dai PDP, garantendo agli studenti con DSA la possibilità di raggiungere i propri obiettivi formativi con il giusto sostegno. Il diritto all’educazione non può essere subordinato alla capacità di adattarsi ad un unico modello standardizzato di insegnamento e valutazione: ciascun studente deve essere posto nelle condizioni di esprimere al meglio le proprie potenzialità, con adeguate misure di supporto.
Questo caso mette in luce una problematica diffusa e la necessità di una corretta formazione dei docenti rispetto alla gestione degli studenti con DSA. Troppo spesso, l’applicazione dei PDP risulta essere superficiale, limitandosi a modifiche minime che non rispondono effettivamente alle difficoltà di apprendimento degli studenti. La sentenza del TAR sottolinea quindi l’obbligo delle istituzioni scolastiche di impegnarsi nell’adattare la didattica, non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi, per rispondere realmente alle necessità degli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento.
Le implicazioni per il sistema scolastico sono profonde. Occorre una revisione del modo in cui le scuole, e in particolare i docenti, percepiscono e attuano il concetto di inclusione. Non si tratta solo di una questione normativa, ma di un cambiamento culturale che deve permeare tutto l’ambiente scolastico. Gli studenti con DSA devono essere visti non come un “problema” o una “eccezione” da gestire, ma come individui con potenzialità specifiche che possono contribuire in maniera significativa alla ricchezza della classe.
Gli esperti in materia educativa e gli avvocati che hanno seguito il caso hanno posto l’accento sulla necessità di maggiori investimenti in formazione per il personale docente. È fondamentale che ogni insegnante acquisisca competenze specifiche per riconoscere e affrontare in maniera efficace le diverse manifestazioni dei DSA, garantendo agli studenti la migliore esperienza educativa possibile. Solo attraverso una formazione adeguata e un impegno concreto da parte delle scuole è possibile costruire un ambiente realmente inclusivo, in cui ogni alunno possa sviluppare il proprio potenziale.
La formazione del personale docente dovrebbe quindi includere non solo aspetti teorici, ma anche esempi pratici e strumenti concreti per attuare la didattica personalizzata. Gli insegnanti devono essere messi nelle condizioni di comprendere pienamente l’impatto che un DSA può avere sulla vita scolastica di uno studente e devono poter disporre degli strumenti e delle strategie per ridurre tali difficoltà. Questo include, ad esempio, l’uso di strumenti compensativi come software di lettura, mappe concettuali o calcolatrici, e di misure dispensative, come l’esonero da alcune attività che risultano eccessivamente penalizzanti per lo studente.
La sentenza del TAR del Lazio rappresenta un precedente significativo per la tutela dei diritti degli studenti con DSA e per l’affermazione del principio dell’inclusione scolastica. Le scuole devono prendere coscienza dell’importanza di applicare correttamente i PDP, adattando i metodi di insegnamento e le verifiche in modo che siano effettivamente accessibili agli studenti con DSA. La personalizzazione delle prove, il sostegno costante e una stretta collaborazione tra scuola e famiglia sono gli elementi chiave per favorire il successo scolastico degli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento.
Il caso della studentessa del Lazio ci ricorda quanto sia fondamentale garantire che nessuno venga lasciato indietro e che il diritto allo studio venga tutelato in tutte le sue forme. L’applicazione dei PDP non deve essere percepita come un obbligo burocratico, ma come uno strumento potente e indispensabile per garantire pari opportunità e inclusione nel sistema educativo. Non si tratta semplicemente di adempiere a un requisito normativo, ma di contribuire attivamente alla costruzione di una società più giusta, in cui ogni individuo ha la possibilità di esprimere il proprio valore.
La collaborazione tra scuola e famiglia è essenziale per il successo dei PDP. Le famiglie devono sentirsi parte attiva del percorso educativo e devono essere informate e coinvolte in ogni fase della realizzazione del piano. La comunicazione costante tra scuola e genitori permette di monitorare i progressi, adattare le strategie e garantire che lo studente riceva sempre il supporto necessario. Solo attraverso una sinergia tra tutti gli attori coinvolti si potrà davvero garantire un percorso educativo equo e inclusivo per tutti gli studenti con DSA.
In definitiva, il percorso verso una scuola realmente inclusiva è ancora lungo, ma decisioni come quella del TAR del Lazio rappresentano un passo importante nella giusta direzione. È essenziale che le istituzioni scolastiche, il personale docente, le famiglie e la società nel suo complesso lavorino insieme per creare un ambiente in cui ogni studente possa sentirsi valorizzato e sostenuto, indipendentemente dalle difficoltà che può incontrare nel suo percorso di apprendimento. Questo è il vero significato dell’inclusione: garantire a tutti, nessuno escluso, la possibilità di avere successo e di sentirsi parte integrante della comunità scolastica e sociale.
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