I Disturbi dello Spettro Autistico tra Storia e Cultura: Comprendere il Passato per Cambiare il Presente

Dalla scoperta all’ascolto: come la visione dell’autismo si è trasformata

C’è stato un tempo in cui l’autismo era un mistero. Poi è diventato un etichetta. E solo oggi sta diventando finalmente una chiave di comprensione. Ma per arrivarci, la strada è stata lunga.

In questo articolo ti portiamo in un viaggio nel tempo: dalla “scoperta” dell’autismo alle sue prime classificazioni cliniche, fino alla cultura contemporanea della neurodiversità. Perché capire come ci siamo arrivati è fondamentale per costruire una società più consapevole, empatica e pronta al cambiamento.


Le origini: quando l’autismo non aveva ancora un nome

Insegnante d’epoca spiega la formula di Pitagora a un bambino moderno sorridente, simbolo del dialogo tra passato e presente nella comprensione dell’autismo.

I comportamenti oggi associati all’autismo esistono da sempre. Ma è solo negli anni ’40 che i medici Hans Asperger e Leo Kanner iniziano a descriverli in modo sistematico.

Kanner parlò di “autismo infantile precoce”, mentre Asperger identificò ciò che oggi chiamiamo sindrome di Asperger. Due approcci diversi, ma complementari.

In quegli anni, però, l’autismo era visto come un disturbo raro e grave, spesso associato erroneamente a cause affettive o educative (come la famigerata teoria delle “madri frigorifero”).


Cambia la scienza, cambia la cultura

Negli anni ’80 e ’90 iniziano a cambiare le cose. Grazie alla ricerca scientifica, si abbandonano le spiegazioni colpevolizzanti e si comprende che l’autismo è legato a differenze neurologiche innate.

Si sviluppano test diagnostici più precisi, cresce la consapevolezza nella scuola e nella società, e l’autismo entra anche nella cultura pop, tra cinema, TV e libri. Questo ha pro e contro: ha dato visibilità, ma anche alimentato stereotipi.


Oggi: dalla diagnosi alla valorizzazione

Oggi il concetto di neurodiversità sta ridefinendo il modo in cui guardiamo l’autismo. Non più solo come qualcosa da diagnosticare e gestire, ma come un modo legittimo e prezioso di essere al mondo.

Parliamo di inclusione, diritti, autonomia, autenticità. E questo cambia tutto: scuola, lavoro, relazioni, società.


Perché conoscere la storia dell’autismo è così importante?

Perché ci aiuta a:

  • Riconoscere e superare pregiudizi ancora diffusi
  • Evitare diagnosi affrettate o approcci standardizzati
  • Promuovere una cultura che accoglie, ascolta e si adatta

La storia dell’autismo non è solo cronaca medica. È il riflesso di come una società impara a guardare l’altro, e a evolvere nel farlo.


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Il futuro? Parte dalla consapevolezza

Come Fondazione Irene ETS, crediamo che educazione e informazione siano la base per costruire un domani più giusto per tutti. La storia ci ha portati fin qui. Sta a noi scegliere dove andare da adesso in poi.

Continua a seguirci per approfondire, confrontarti e contribuire al cambiamento.

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